Che mi bevo: I Sardi
In onore della stagione appena finita, oggi vi parlerò di posti suggestivi come la Sardegna.
Con i vini sardi continua il nostro tour alla scoperta delle bottiglie che più mi hanno colpito, tanto da inserirle nella nostra carta.
Partiamo col dire che sono tutti produttori accomunati da una lavorazione del vino completamente naturale, artigianale, e prodotto con il massimo rispetto dell'ambiente in cui crescono e si sviluppano i vigneti, cercando di valorizzare il territorio senza stravolgerne la cultura.
Nella sua modesta vigna, Piero coltiva le sue rare uve senza nessun coadiuvante chimico o sistemico. In cantina la vinificazione avviene senza supporti tecnologici, con un severo rispetto della tradizione ma con lucida modernità. L’esperienza di questo vino, che diventa olfattiva e gustativa insieme, è estremamente “colorata”: si sente la nota fitta di sale, macchia, bucce di agrume, erba arsa dal sole sardo, noci e mandorle secche. La nota ossidativa, secca e decisa, impregna il tutto, rendendo questo vino incredibilmente bevibile.
Mentre il rosso è un Cannonau, una Granaccia: non direste mai di trovarvi in Sardegna con questo vino, per quanto è elegante. Molti, assaggiando alla cieca, ipotizzano un sud della Francia, da quanto è profondo e bello: un vino diverso, che non ha l’esplosione tipica dei vini sardi, dei cannonau, e per questo diventa un vino fortemente identitario, complesso ed elegante: come una donna o, come nel suo caso, di due donne, le sorelle Alessia e Noemi, che con passione e cura lo producono.
Siamo nel centro pieno della Sardegna, dove i vini sono più decisi, estratti con tanto corpo ma mai invadenti. Anche qui le sfumature olfattive sono tutte perfettamente distinguibili.
Il Canales, anche detto “vino del popolo”: da 26 vigneti diversi vengono composte 26 barrique ogni anno, poi assaggiate una per una, per selezionarne 11 da mettere insieme in un’unica grande botte di legno da cui appunto nasce questo vino.
L’Omestica, un vino prodotto da uve cannonau: austero come la sua terra, dà un sorso pieno seppur un po’ reticente al primo assaggio. Subito dopo si apre in note di composta e avvolgente eleganza, mostrando tutta la sua grinta.
E infine il Grughes, un vino prodotto da uve cagnulari: è uno di quei vini che dopo che l'hai bevuto l'unica cosa che puoi bere è un whisky doppio con ghiaccio! Scopri altri vini artigianali
Con i vini sardi continua il nostro tour alla scoperta delle bottiglie che più mi hanno colpito, tanto da inserirle nella nostra carta.
Partiamo col dire che sono tutti produttori accomunati da una lavorazione del vino completamente naturale, artigianale, e prodotto con il massimo rispetto dell'ambiente in cui crescono e si sviluppano i vigneti, cercando di valorizzare il territorio senza stravolgerne la cultura.
Filet Malvasia di Bosa - Piero Carta
Siamo a 40 km a sud di Alghero, in un vitigno autoctono in cui, dopo un’accurata selezione, l’uva viene pressata e fa fermentazione e affinamento in botte di legno, lasciata scolma, sviluppando così la tipica flor – favorisce l’ossidazione ma non l’azione degli acinetobacter.Nella sua modesta vigna, Piero coltiva le sue rare uve senza nessun coadiuvante chimico o sistemico. In cantina la vinificazione avviene senza supporti tecnologici, con un severo rispetto della tradizione ma con lucida modernità. L’esperienza di questo vino, che diventa olfattiva e gustativa insieme, è estremamente “colorata”: si sente la nota fitta di sale, macchia, bucce di agrume, erba arsa dal sole sardo, noci e mandorle secche. La nota ossidativa, secca e decisa, impregna il tutto, rendendo questo vino incredibilmente bevibile.
Li Sureddi - Antichi Vigneti Manca
Ci spostiamo in Romangia, zona nord occidentale della Sardegna, praticamente in riva al mare. È una terra che ci consegna vini ricchi di corpo, struttura e salinità, soprattutto il bianco - Girò e Vermentino, per cui un bianco “da pasto”: ampio e di grande persistenza, caratterizzato da una nota salata che lentamente lascia spazio a una lunga scia balsamica composta da erbette aromatiche tipiche della Romangia.Mentre il rosso è un Cannonau, una Granaccia: non direste mai di trovarvi in Sardegna con questo vino, per quanto è elegante. Molti, assaggiando alla cieca, ipotizzano un sud della Francia, da quanto è profondo e bello: un vino diverso, che non ha l’esplosione tipica dei vini sardi, dei cannonau, e per questo diventa un vino fortemente identitario, complesso ed elegante: come una donna o, come nel suo caso, di due donne, le sorelle Alessia e Noemi, che con passione e cura lo producono.
Cantine di Neoneli
La cantina nasce dal sogno di tre amici, Marco, Samuel e Salvatore che mettono insieme energie, idee e vigne di famiglia: il sogno è quello di salvare la tradizione secolare della loro terra, instaurando un dialogo equilibrato con l’innovazione e l’originalità.Siamo nel centro pieno della Sardegna, dove i vini sono più decisi, estratti con tanto corpo ma mai invadenti. Anche qui le sfumature olfattive sono tutte perfettamente distinguibili.
Il Canales, anche detto “vino del popolo”: da 26 vigneti diversi vengono composte 26 barrique ogni anno, poi assaggiate una per una, per selezionarne 11 da mettere insieme in un’unica grande botte di legno da cui appunto nasce questo vino.
L’Omestica, un vino prodotto da uve cannonau: austero come la sua terra, dà un sorso pieno seppur un po’ reticente al primo assaggio. Subito dopo si apre in note di composta e avvolgente eleganza, mostrando tutta la sua grinta.
E infine il Grughes, un vino prodotto da uve cagnulari: è uno di quei vini che dopo che l'hai bevuto l'unica cosa che puoi bere è un whisky doppio con ghiaccio! Scopri altri vini artigianali